L'architettura razionalista non è che sia proprio bellissima... nel senso che spesso è "pesante", invadente, però è comunque interessante per almeno un paio di aspetti.
Come altri hanno detto, al di là delle connotazioni politiche che ha avuto (o che le sono state attribuite), essendosi imposta soprattutto nel ventennio fascista, è interessante da un punto di vista storico e architettonico, in quanto probabilmente è l'ultimo stile architettonico che è esistito in Italia.
Tra gli anni '20 e '40 infatti sono stati realizzati moltissimi edifici pubblici, questo sia perché comincia una trasformazione delle città (che poi si completerà negli anni '60/70) che vede il progressivo spopolamento delle campagne e la crescita delle città, sia perchè era funzionale alla politica sociale del regime anche la realizzazione di molti nuovi edifici pubblici: case del fascio, biblioteche, scuole, stazioni ecc. ecc. ecc. Addirittura, come altri hanno già detto con la creazione di vere e proprie città dal nulla, Latina, Tresigallo e chissà quante altre.
A questo si aggiunga che dato il periodo abbastanza lungo, il razionalismo è stata anche una "scuola" a cui si sono formati molti degli architetti che poi andranno a realizzare i piani di ricostruzione postbellica, anzi, spesso gli stessi architetti "di regime" sono quelli che andranno a redarre tali piani. Penso ad esempio a Vaccaro, tra i principali progettisti dell'EUR che poi andrà a redarre il piano di ricostruzione di Alfonsine (RA), compreso il municipio, le scuole, il mercato coperto, e le locali sezioni dei repubblicani e dei comunisti!
Il ventennio e la ricostruzione postbellica sono gli ultimi periodi in cui si è fatta davvero "urbanistica", cioè in cui un architetto o un gruppo di architetti potevano disegnare intere città o interi quartieri, dandogli uno stile omogeneo, studiando le prospettive e il bilanciamento tra gli edifici. Ora non è più così, si tratta di definire un singolo edificio, o al massimo un singolo gruppo di palazzine. Insomma, si fa solo archiettura, non più urbanistica.
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La sezione PCI di Alfonsine con annessa sala da ballo (purtroppo demolita negli anni '90 e sostituita da un'anonima palazzina). L'impronta razionalista è evidente.
Qualche anno fa collaborai alla realizzazione di un volumento sull'architettura del ventennio tra Bologna e la Romagna e saltarono fuori storie incredibili. Ad esempio la facoltà di ingegneria di Bologna, dove la collocazione e la dimensione delle finestre dell'aula in cui si faceva disegno tecnico erano state studiate in modo tale che la luce del sole illuminasse direttamente i tavoli da disegno nelle ore in cui si faceva disegno! Adesso la chiamiamo bioarchitettura, allora era semplicemente autarchia, ma il "lavoro" che c'era dietro a certe realizzazioni era certamente notevole, nonostante qualche aquila o fascio di troppo sulle facciate

P.S. A scanso di equivoci, spieghiamo sempre quando parliamo del volumetto, che l'architetto che ha sovrinteso la pubblicazione è di rifondazione, quindi non c'è nessuna vena nostalgica, abbiamo solo esaminato la realtà delle cose.