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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: martedì 25 maggio 2021, 17:56 
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grazie, mi compiaccio e lo rivedrei.
per anni "sotto natale" veniva replicato in tv.


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: domenica 30 maggio 2021, 21:48 
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Letteratura
Assassinio sull'Orient Express (Murder on the Orient Express)

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L'Orient-Express, il leggendario treno delle spie e degli avventurieri internazionali, occupa un posto importante nell'immaginario collettivo sia degli appassionati di letteratura poliziesca, sia di coloro che si interessano di cultura ferroviaria, sia degli adepti della consorteria dei fermodellisti.

Il merito è di Agatha Christie e della sua creatura, l'investigatore belga Hercule Poirot, In quella che probabilmente è la più celebre delle sue imprese. Costui, partito in treno da Istanbul e diretto a Calais, è costretto ad occuparsi di un efferato delitto. In questo caso, data la particolare natura degli omicidi, per la prima ed unica volta decide di non voler concludere l'indagine.

Scritto dalla Christie durante un suo soggiorno a Istanbul, il romanzo fu pubblicato a puntate dal settimanale statunitense The Saturday Evening Post nell'estate del 1933, poi l'anno successivo, fu condensato in un unico libro dall'editore inglese Collins Crime Club.
Senza dubbio è uno dei libri polizieschi più conosciuti in tutto il mondo.

Trama da Wikipedia

L'investigatore Hercule Poirot si trova a Istanbul intenzionato a rimanerci qualche giorno, riceve un telegramma urgente e deve tornare in Inghilterra. Allora decide di prendere un posto sull'Orient Express, ma i vagoni letto sono tutti occupati, cosa molto strana vista stagione in cui di solito non c'è nessuno, ma grazie al suo amico Monsieur Bouc, direttore della compagnia dei vagoni letto riesce a trovare un posto. Dopo un pasto Poirot parla con monsieur Ratchett, imprenditore americano, che gli chiede di proteggerlo perché teme per la sua vita, ma Poirot rifiuta l'incarico.

Durante la notte il treno si ferma per una bufera di neve e alla mattina si scopre che Rachett è stato assassinato nella notte con dodici pugnalate. Monsieur Bouc chiede a Poirot di prendere in mano il caso. Perquisendo lo scompartimento di Ratchett Poirot trova: un orologio fermo all'una e un quarto, un nettapipe (non appartenente a Ratchett perché fumava solo sigarette) un fazzoletto da donna con un H ricamata e un bigliettino bruciacchiato.

Con un trucco ingegnoso Poirot grazie al biglietto bruciacchiato scopre che la vittima era in realtà un italiano di nome Cassetti, l'assassino della bambina Daisy Armstrong, e indirettamente di sua madre, suo padre, suo fratello e la sua cameriera (avvenuto anni prima, l'episodio si ispira alla tragedia che colpì il noto aviatore statunitense Charles Lindbergh, il cui figlioletto Charles III di un anno e mezzo fu rapito e ritrovato morto nel 1932).

Sarà l'inizio di una serie di interrogatori a tutti i passeggeri del vagone, e fra esitazioni, reticenze, contraddizioni e lapsus indicativi emergerà che più di un passeggero aveva avuto dei legami con la famiglia Armstrong, e che certi depistaggi e la presenza di tanti indizi sono un tentativo premeditato per confondere e fuorviare le investigazioni del detective e per indirizzarne altrove le indagini.

Gli indizi principali

Il fazzoletto con la H e il passaporto truccato
All'interno della camera di Ratchett/Cassetti Poirot, il signor Bouc e il dottor Constantine trovarono un fazzoletto con la lettera “H” elegantemente ricamata. Domandando a tutte le donne, dalle più umili alle più ricche, se avessero l'H nel nome o nel cognome, venne fuori che il fazzoletto non era di nessuno. I sospetti caddero poi sulla contessa Andrenyi, il cui nome era Elena.
Ma sul passaporto di quest'ultima c'era una macchia di unto (creata appositamente dal conte Andrenyi), che nascondeva la H davanti al nome. Pertanto la contessa si chiamava Helena e non Elena. Nonostante ciò il fazzoletto non apparteneva alla contessa Andrenyi, bensì alla principessa Dragomiroff, di origine russa, l'unica donna alla quale non era stato domandato se il fazzoletto fosse suo. Il suo nome di battesimo era Natalia, ma in alfabeto cirillico la N si scrive come l'H. Svelato questo mistero, il fazzoletto era tornato alla sua proprietaria.

Il nettapipe

Sempre nella stanza di Ratchett, oltre al fazzoletto ricamato sopra citato, Poirot e i suoi due compagni rinvennero un nettapipe. Durante le deposizioni Poirot, con molta astuzia, domandò ai passeggeri se fumassero la pipa. Tutti, a quanto pare, fumavano la sigaretta, tranne il colonnello Arbuthnot, il quale disse senza alcun problema di fumare la pipa e che probabilmente il nettapipe fosse di sua proprietà.
Sia il fazzoletto sia il nettapipe erano stati messi nello scompartimento di Ratchett solo dopo il delitto. Infatti i congiurati, bloccati dalla neve, avevano posizionato i due indizi per depistare le indagini.
Questo perché, grazie a questi due oggetti, i sospetti venivano a cadere sul colonnello Arbuthnot e sulla principessa Dragomiroff, quelli più insospettabili, con l'alibi più forte e minuzioso e anche i due che sembrava non avessero alcun legame con gli Armstrong.

Altri indizi

L'orologio e l'ora del delitto
Nella tasca del pigiama di Ratchett è stato rinvenuto un orologio fermo sull'una e un quarto. La coincidenza è anche strana per il fatto che a lato del letto della vittima c'era un gancio fatto apposta per tenere l'orologio. Questo ha quindi fatto pensare che l'orologio fosse stato messo lì dall'assassino per depistare le indagini. Poirot era certo che il delitto fosse stato compiuto prima delle 0:37, quando sentì provenire una voce, che parlava in francese, dallo scompartimento di Ratchett. Ma Ratchett non sapeva il francese, quindi non poteva essere stato lui a parlare, ma l'assassino. Pertanto a quell'ora Ratchett era già morto.

Il kimono scarlatto e l'uniforme del controllore

Poirot fece ispezionare le valigie e in quella della cameriera tedesca fu ritrovata l'uniforme del finto controllore, facendo presumere che l'assassino, scappando e avendo trovato quello scompartimento vuoto, l'avesse infilata nella valigia. Tornato al suo scompartimento, Poirot trovò il kimono scarlatto dentro alla sua valigia e la prese come una sfida, accettandola.

Finale

L'alternarsi di colpi di scena porterà alla soluzione del caso, e al termine dell'inchiesta Poirot potrà presentare al sig. Bouc, al dottor Constantine e agli altri viaggiatori due possibili soluzioni del caso: una prima, semplice conclusione secondo cui uno sconosciuto, travestito da dipendente delle ferrovie, sia entrato nella cabina di Cassetti e lo abbia pugnalato. E una seconda ipotesi, assai più ardita e complessa, illustrata da Poirot attraverso una precisa e accurata ricostruzione dell'accaduto, durante la quale innumerevoli frammenti fino ad allora sconnessi verranno a combaciare.

Stando a questa deduzione, il signor Cassetti è stato colpito da dodici pugnalate, ognuna vibrata da una diversa persona. Quindi il colpevole non è uno solo, ma ad aver ucciso Cassetti sono state dodici persone diverse (undici dei dodici passeggeri della carrozza Istanbul-Calais e un controllore), che avevano deliberatamente trovato sistemazione sul treno per portare a termine una vendetta per la morte della piccola Daisy, a cui tutti i sospettati erano profondamente legati.

Il libro si conclude con la decisione da parte di Monsieur Bouc e del dottor Constantine di non consegnare tutti i passeggeri alla polizia iugoslava, ma di addossare la colpa dell'assassinio ad uno sconosciuto, come nella prima soluzione offerta da Poirot, ritenendo che una sentenza sia stata espressa da una giuria composta da tutti coloro che erano legati alla famiglia Armstrong, e che dopo tanti anni giustizia sia stata fatta.

Film
Assassinio sull'Orient Express (Murder on the Orient Express) – 1974
Assassinio sull'Orient Express – 2017
visibile a pg 4
viewtopic.php?f=39&t=102437&start=45
Assassinio sull'Orient Express - 2001


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: mercoledì 2 giugno 2021, 14:11 
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Scritto nel 1932, Il treno d'Istanbul (Stamboul Train), è il quarto romanzo dello scrittore inglese Graham Greene, ed il suo primo bestseller.

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Henry Graham Greene (Berkhamsted, 2 ottobre 1904 – Corsier-sur-Vevey, 3 aprile 1991) è stato uno scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, agente segreto e critico letterario britannico. Le sue opere esplorano la morale ambivalente e le questioni politiche del mondo moderno.

Negli Stati Uniti il suo romanzo fu pubblicato dalla Book Society col titolo "Orient Express",

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e nel 1934 ne fu tratto un film con titolo omonimo.

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Questo è un giallo raffinatissimo ambientato, tra le due guerre mondiali, su un treno che viaggia attraverso l'Europa da Ostenda ad Istanbul. Precede di un anno quello di Agatha Christie, ma con protagonisti completamente diversi dai vendicativi ed eleganti signori della scrittrice.
Al contrario Greene scelse il treno per Istanbul, rievocante il fascino dell’Orient Express, per evidenziare vari esseri umani, figure misere che si portano addosso il loro squallore come un marchio indelebile.

Un medico, un uomo d’affari, una giornalista, una ballerina, un ladro, che in un alternarsi di speranze, paure, e cupi presentimenti cercano di sfuggire alle proprie angosce: il fallimento politico, la razza, la frustrazione sessuale, l'amore e la povertà.

Tra questi uomini e donne in viaggio attraverso l’Europa troviamo:
- Il dottor Czinner, comunista sognatore che non si crea più illusioni.
- Il signor Myatt, ricco ebreo in viaggio d’affari, che avverte il crescente disprezzo razziale.
- Mabel Warren, cinica giornalista a caccia di uno scoop, consapevole del tradimento della sua amante Janet.
- Coral, ballerina di fila attesa in Turchia da una precaria compagnia, che intreccia durante il viaggio una relazione sentimentale colma di illusioni.
- Il ladro Grünlich che approfitta dell’altrui bontà per salvarsi la pelle.

In questo romanzo Greene profetizza quello che accadrà in Europa palesando la crudeltà delle persone, il crescente antisemitismo incontrastato, ed il disprezzo dei conformisti verso ogni solidarietà.

L’attualità senza tempo dell’opera di Graham Greene, coniugata con lo svisceramento etico psicologico di una società malata, mi induce a pensare che, ancor oggi, su quelle carrozze potrebbe viaggiare anche la nostra disorientata umanità.


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: domenica 20 giugno 2021, 16:10 
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Luigi Pirandello: Il treno ha fischiato...
novella pubblicata il 22 febbraio 1914

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Legge Lorenzo Pieri

https://www.youtube.com/watch?v=v4WmEKtPRZ4


Il signor Belluca è un impiegato obbediente, un contabile mansueto e preciso. Un bel giorno però inizia a comportarsi in modo insolito, al punto tale che i colleghi e il capoufficio, credendolo pazzo, insistono perché sia ricoverato in un ospedale psichiatrico. Neppure i dottori che lo hanno in cura riescono a comprendere il significato della frase che egli continua ostinatamente a ripetere: «il treno ha fischiato». Sarà il vicino di casa a spiegare il senso di questa strana follia.


Farneticava. Principio di febbre cerebrale, avevano detto i medici; e lo ripetevano tutti i compagni d'ufficio, che ritornavano a due, a tre, dall'ospizio, ov'erano stati a visitarlo.
Pareva provassero un gusto particolare a darne l'annunzio coi termini scientifici, appresi or ora dai medici, a qualche collega ritardatario che incontravano per via:
Frenesia, frenesia.
Encefalite.
Infiammazione della membrana.
Febbre cerebrale .
E volevan sembrare afflitti; ma erano in fondo così contenti, anche per quel dovere compiuto; nella pienezza della salute, usciti da quel triste ospizio al gajo azzurro della mattinata invernale.
Morrà? Impazzirà?
Mah!
Morire, pare di no...
Ma che dice? che dice?
Sempre la stessa cosa. Farnetica...
Povero Belluca!
E a nessuno passava per il capo che, date le specialissime condizioni in cui quell'infelice viveva da tant'anni, il suo caso poteva anche essere naturalissimo; e che tutto ciò che Belluca diceva e che pareva a tutti delirio, sintomo della frenesia, poteva anche essere la spiegazione più semplice di quel suo naturalissimo caso.

Veramente, il fatto che Belluca, la sera avanti, s'era fieramente ribellato al suo capo ufficio, e che poi, all'aspra riprensione di questo, per poco non gli s'era scagliato addosso, dava un serio argomento alla supposizione che si trattasse d'una vera e propria alienazione mentale.
Perché uomo più mansueto e sottomesso, più metodico e paziente di Belluca non si sarebbe potuto immaginare.

Circoscritto... sì, chi l'aveva definito così? Uno dei suoi compagni d'ufficio. Circoscritto, povero Belluca, entro i limiti angustissimi della sua arida mansione di computista, senz'altra memoria che non fosse di partite aperte, di partite semplici o doppie o di storno, e di defalchi e prelevamenti e impostazioni; note, libri mastri, partitarii, stracciafogli e via dicendo. Casellario ambulante: o piuttosto, vecchio somaro, che tirava zitto zitto, sempre d'un passo, sempre per la stessa strada la carretta, con tanto di paraocchi.

Orbene, cento volte questo vecchio somaro era stato frustato, fustigato senza pietà, cosi per ridere, per il gusto di vedere se si riusciva a farlo imbizzire un po', a fargli almeno drizzare un po' le orecchie abbattute, se non a dar segno che volesse levare un piede per sparar qualche calcio. Niente! S'era prese le frustate ingiuste e le crudeli punture in santa pace, sempre, senza neppur fiatare, come se gli toccassero, o meglio, come se non le sentisse più, avvezzo com'era da anni e anni alle continue solenni bastonature della sorte.

Inconcepibile, dunque, veramente, quella ribellione in lui, se non come effetto d'una improvvisa alienazione mentale.
Tanto più che, la sera avanti, proprio gli toccava la riprensione; proprio aveva il diritto di fargliela, il capo ufficio. Già s'era presentato, la mattina, con un'aria insolita, nuova; e cosa veramente enorme, paragonabile, che so? al crollo d'una montagna era venuto con più di mezz'ora di ritardo.

Pareva che il viso, tutt'a un tratto, gli si fosse allargato. Pareva che i paraocchi gli fossero tutt'a un tratto caduti, e gli si fosse scoperto, spalancato d'improvviso all'intorno lo spettacolo della vita. Pareva che gli orecchi tutt'a un tratto gli si fossero sturati e percepissero per la prima volta voci, suoni non avvertiti mai.
Così ilare, d'una ilarità vaga e piena di stordimento, s'era presentato all'ufficio. E, tutto il giorno, non aveva combinato niente.
La sera, il capo ufficio, entrando nella stanza di lui, esaminati i registri, le carte:
E come mai? Che hai combinato tutt'oggi?
Belluca lo aveva guardato sorridente, quasi con un'aria d'impudenza, aprendo le mani.
Che significa? aveva allora esclamato il capo ufficio, accostandoglisi e prendendolo per una spalla e scrollandolo. Ohé, Belluca!
Niente, aveva risposto Belluca, sempre con quel sorriso tra d'impudenza e d'imbecillità su le labbra. Il treno, signor Cavaliere.
Il treno? Che treno?
- Ha fischiato.
Ma che diavolo dici?
Stanotte, signor Cavaliere. Ha fischiato. L'ho sentito fischiare...
Il treno?
Sissignore. E se sapesse dove sono arrivato! In Siberia... oppure oppure... nelle foreste del Congo... Si fa in un attimo, signor Cavaliere!
Gli altri impiegati, alle grida del capo ufficio imbestialito, erano entrati nella stanza e, sentendo parlare così Belluca, giù risate da pazzi.
Allora il capo ufficio che quella sera doveva essere il malumore urtato da quelle risate, era montato su tutte le furie e aveva malmenato la mansueta vittima di tanti suoi scherzi crudeli.
Se non che, questa volta, la vittima, con stupore e quasi con terrore di tutti, s'era ribellata, aveva inveito, gridando sempre quella stramberia del treno che aveva fischiato, e che, perdio, ora non più, ora ch'egli aveva sentito fischiare il treno, non poteva più, non voleva più esser trattato a quel modo.

Lo avevano a viva forza preso, imbracato e trascinato all'ospizio dei matti.
Seguitava ancora, qua, a parlare di quel treno. Ne imitava il fischio. Oh, un fischio assai lamentoso, come lontano, nella notte; accorato. E, subito dopo, soggiungeva:
Si parte, si parte... Signori, per dove? per dove?
E guardava tutti con occhi che non erano più i suoi. Quegli occhi, di solito cupi, senza lustro, aggrottati, ora gli ridevano lucidissimi, come quelli d'un bambino o d'un uomo felice; e frasi senza costrutto gli uscivano dalle labbra. Cose inaudite; espressioni poetiche, immaginose, bislacche, che tanto più stupivano, in quanto non si poteva in alcun modo spiegare come, per qual prodigio, fiorissero in bocca a lui, cioè a uno che finora non s'era mai occupato d'altro che di cifre e registri e cataloghi, rimanendo come cieco e sordo alla vita: macchinetta di computisteria.

Ora parlava di azzurre fronti di montagne nevose, levate al cielo; parlava di viscidi cetacei che, voluminosi, sul fondo dei mari, con la coda facevan la virgola. Cose, ripeto, inaudite.
Chi venne a riferirmele insieme con la notizia dell'improvvisa alienazione mentale rimase però sconcertato, non notando in me, non che meraviglia, ma neppur una lieve sorpresa.

Difatti io accolsi in silenzio la notizia.
E il mio silenzio era pieno di dolore. Tentennai il capo, con gli angoli della bocca contratti in giù, amaramente, e dissi:
Belluca, signori, non è impazzito. State sicuri che non è impazzito. Qualche cosa dev'essergli accaduta; ma naturalissima. Nessuno se la può spiegare, perché nessuno sa bene come quest'uomo ha vissuto finora. Io che lo so, son sicuro che mi spiegherò tutto naturalissimamente, appena l'avrò veduto e avrò parlato con lui.

Cammin facendo verso l'ospizio ove il poverino era stato ricoverato, seguitai a riflettere per conto mio:
"A un uomo che viva come Belluca finora ha vissuto, cioè una vita "impossibile", la cosa più ovvia, I'incidente più comune, un qualunque lievissimo inciampo impreveduto, che so io, d'un ciottolo per via, possono produrre effetti straordinarii, di cui nessuno si può dar la spiegazione, se non pensa appunto che la vita di quell'uomo è "impossibile". Bisogna condurre la spiegazione là, riattaccandola a quelle condizioni di vita impossibili, ed essa apparirà allora semplice e chiara. Chi veda soltanto una coda, facendo astrazione dal mostro a cui essa appartiene, potrà stimarla per se stessa mostruosa. Bisognerà riattaccarla al mostro; e allora non sembrerà più tale; ma quale dev'essere, appartenendo a quel mostro.
Una coda naturalissima. ''

Non avevo veduto mai un uomo vivere come Belluca.
Ero suo vicino di casa, e non io soltanto, ma tutti gli altri inquilini della casa si domandavano con me come mai quell'uomo potesse resistere in quelle condizioni di vita.
Aveva con sé tre cieche, la moglie, la suocera e la sorella della suocera: queste due, vecchissime, per cataratta; I'altra, la moglie, senza cataratta, cieca fissa; palpebre murate.
Tutt'e tre volevano esser servite. Strillavano dalla mattina alla sera perché nessuno le serviva. Le due figliuole vedove, raccolte in casa dopo la morte dei mariti, l'una con quattro, l'altra con tre figliuoli, non avevano mai né tempo né voglia da badare ad esse; se mai, porgevano qualche ajuto alla madre soltanto.

Con lo scarso provento del suo impieguccio di computista poteva Belluca dar da mangiare a tutte quelle bocche? Si procurava altro lavoro per la sera, in casa: carte da ricopiare. E ricopiava tra gli strilli indiavolati di quelle cinque donne e di quei sette ragazzi finché essi, tutt'e dodici, non trovavan posto nei tre soli letti della casa.
Letti ampii, matrimoniali; ma tre.
Zuffe furibonde, inseguimenti, mobili rovesciati, stoviglie rotte, pianti, urli, tonfi, perché qualcuno dei ragazzi, al bujo, scappava e andava a cacciarsi fra le tre vecchie cieche, che dormivano in un letto a parte, e che ogni sera litigavano anch'esse tra loro, perché nessuna delle tre voleva stare in mezzo e si ribellava quando veniva la sua volta.
Alla fine, si faceva silenzio, e Belluca seguitava a ricopiare fino a tarda notte, finché la penna non gli cadeva di mano e gli occhi non gli si chiudevano da sé.
Andava allora a buttarsi, spesso vestito, su un divanaccio sgangherato, e subito sprofondava in un sonno di piombo, da cui ogni mattina si levava a stento, più intontito che mai.

Ebbene, signori: a Belluca, in queste condizioni, era accaduto un fatto naturalissimo.
Quando andai a trovarlo all'ospizio, me lo raccontò lui stesso, per filo e per segno. Era, sì, ancora esaltato un po', ma naturalissimamente, per ciò che gli era accaduto. Rideva dei medici e degli infermieri e di tutti i suoi colleghi, che lo credevano impazzito.
Magari! diceva Magari!
Signori, Belluca, s'era dimenticato da tanti e tanti anni ma proprio dimenticato che il mondo esisteva.
Assorto nel continuo tormento di quella sua sciagurata esistenza, assorto tutto il giorno nei conti del suo ufficio, senza mai un momento di respiro, come una bestia bendata, aggiogata alla stanga d'una nòria o d'un molino, sissignori, s'era dimenticato da anni e anni ma proprio dimenticato che il mondo esisteva.
Due sere avanti, buttandosi a dormire stremato su quel divanaccio, forse per l'eccessiva stanchezza, insolitamente, non gli era riuscito d'addormentarsi subito. E, d'improvviso, nel silenzio profondo della notte, aveva sentito, da lontano, fischiare un treno.

Gli era parso che gli orecchi, dopo tant'anni, chi sa come, d'improvviso gli si fossero sturati.
Il fischio di quel treno gli aveva squarciato e portato via d'un tratto la miseria di tutte quelle sue orribili angustie, e quasi da un sepolcro scoperchiato s'era ritrovato a spaziare anelante nel vuoto arioso del mondo che gli si spalancava enorme tutt'intorno.
S'era tenuto istintivamente alle coperte che ogni sera si buttava addosso, ed era corso col pensiero dietro a quel treno che s'allontanava nella notte.

C'era, ah! c'era, fuori di quella casa orrenda, fuori di tutti i suoi tormenti, c'era il mondo, tanto, tanto mondo lontano, a cui quel treno s'avviava... Firenze, Bologna, Torino, Venezia... tante città, in cui egli da giovine era stato e che ancora, certo, in quella notte sfavillavano di luci sulla terra. Sì, sapeva la vita che vi si viveva! La vita che un tempo vi aveva vissuto anche lui! E seguitava, quella vita; aveva sempre seguitato, mentr'egli qua, come una bestia bendata, girava la stanga del molino.

Non ci aveva pensato più! Il mondo s'era chiuso per lui, nel tormento della sua casa, nell'arida, ispida angustia della sua computisteria... Ma ora, ecco, gli rientrava, come per travaso violento, nello spirito. L'attimo, che scoccava per lui, qua, in questa sua prigione, scorreva come un brivido elettrico per tutto il mondo, e lui con l'immaginazione d'improvviso risvegliata poteva, ecco, poteva seguirlo per città note e ignote, lande, montagne, foreste, mari... Questo stesso brivido, questo stesso palpito del tempo.

C'erano, mentr'egli qua viveva questa vita " impossibile ", tanti e tanti milioni d'uomini sparsi su tutta la terra, che vivevano diversamente. Ora, nel medesimo attimo ch'egli qua soffriva, c'erano le montagne solitarie nevose che levavano al cielo notturno le azzurre fronti... sì, sì, le vedeva, le vedeva, le vedeva cosi... c'erano gli oceani... Ie foreste...
E, dunque, lui ora che il mondo gli era rientrato nello spirito poteva in qualche modo consolarsi! Sì, levandosi ogni tanto dal suo tormento, per prendere con l'immaginazione una boccata d'aria nel mondo.
Gli bastava!
Naturalmente, il primo giorno, aveva ecceduto. S'era ubriacato. Tutto il mondo, dentro d'un tratto: un cataclisma. A poco a poco, si sarebbe ricomposto. Era ancora ebro della troppa troppa aria, lo sentiva.
Sarebbe andato, appena ricomposto del tutto, a chiedere scusa al capo ufficio, e avrebbe ripreso come prima la sua computisteria. Soltanto il capo ufficio ormai non doveva pretender troppo da lui come per il passato: doveva concedergli che di tanto in tanto, tra una partita e l'altra da registrare, egli facesse una capatina, sì, in Siberia... oppure oppure... nelle foreste del Congo:

Si fa in un attimo, signor Cavaliere mio. Ora che il treno ha fischiato...


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
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Manifesto del 1978 riguardante La Freccia Aurelia Milano S. Remo A.R.

La tratta era servita con la Altn 444 3001 "Belvedere"


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FRECCIAAURELIAFS ALtn 444.3001.jpg
FRECCIAAURELIAFS ALtn 444.3001.jpg [ 135.29 KiB | Osservato 7989 volte ]
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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
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partire AL sabato
partire AL lunedì
io sarei partito IL sabato, ed pure il lunedì, ma forse era una ALn
comunque sarei partito lo stesso.


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
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Foto ritoccata suggestiva (o disegno) di una BR 18 ex DR
Ripresa in Rete dalla pag. di un Utente che usa nickname Dagoth Ur


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BR18.jpg
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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
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Ritorniamo un po' sul classico. Isaak Levitan, pittore russo (1860-1900)
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Preso da Wikipedia russa.
L'opera si intitola Вечер после дождя (Večer posle doždja), se qualcuno sa il russo o riesce (io ora non ce la faccio) a usare un traduttore automatico, può dire cosa significhi.


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: lunedì 5 luglio 2021, 18:53 
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Google translate dice:
"Serata dopo la pioggia"


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: giovedì 8 luglio 2021, 14:42 
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Qui la serata appare molto più radiosa.

"Sunset-X" by Laurentium-Mihai Panaete


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: giovedì 8 luglio 2021, 15:39 
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La Stazione – Robert J. Hastings

Nascosta da qualche parte nel vostro inconscio vi è una visione idilliaca.
Ci vediamo in un lungo viaggio su tutto il continente.
Viaggiamo in treno.

Fuori del finestrino ammiriamo il passaggio a livello, bestiame al pascolo su una collina lontana, fumo che fuoriesce da una centrale termica, file su file di grano e di mais, pianure e valli, montagne e dolci colline, profili di città e ville nei paesini. Ma dominante nella nostra mente è la destinazione finale.

In un certo giorno a una certa ora entreremo nella stazione.

Ci saranno bande musicali e sventolio di bandiere.

Una volta arrivati lì, tanti sogni meravigliosi si avvereranno e i pezzi della nostra vita si completeranno a vicenda come un rompicapo portato a termine. Con quale irrequietezza percorriamo i corridoi, maledicendo i minuti d’ozio, aspettando, aspettando, aspettando la stazione.

“Quando arriveremo in stazione, sarà fatta!” gridiamo.

“Quando avrò diciotto anni.”

“Quando mi comprerò una Mercedes Benz nuova!”

“Quando l’ultimo figlio avrà terminato l’Università.”

“Quando avrò finito di pagare il mutuo!”

“Quando avrò la promozione.”

“Quando raggiungerò l’età della pensione, vivrò felice e contento!”

Prima o poi dobbiamo renderci conto che non vi è nessuna stazione, nessun luogo a cui arrivare una volta per tutte.

La vera gioia della vita è il viaggio. La stazione è soltanto un sogno.

Ci distanzia sempre.

“Assapora l’attimo fuggente.”

Non sono i fardelli di oggi a fare impazzire gli uomini.

Sono i rimpianti di ieri e le paure di domani.

Rimpianti e paure sono ladri che ci derubano dell’oggi.

Allora smettete di percorrere i corridoi e di contare i chilometri.

Invece scalate più montagne, mangiate più gelato, camminate più spesso a piedi nudi, nuotate in più fiumi, ammirate più tramonti, ridete di più, piangete di meno.

La vita deve essere vissuta a mano a mano che si procede.

La stazione arriverà fin troppo presto.”

Robert J. Hastings –


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: sabato 10 luglio 2021, 13:44 
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Beh, io in mezzo ai libri ci vivo e li produco pure col mio marchio,
quindi non poteva sfuggirmi questa curiosa realizzazione artistica di Thomas Wightman


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: mercoledì 21 luglio 2021, 15:40 
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Iscritto il: sabato 4 luglio 2009, 22:25
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Località: Brescia
Le foto del calendario ufficiale 2021 delle Ferrovie dello Stato,


https://www.tvprato.it/wp-content/uploa ... S-2021.pdf

Che mese preferite?

https://www.tvprato.it/2020/12/la-foto- ... tato-foto/


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: giovedì 22 luglio 2021, 14:26 
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Iscritto il: mercoledì 6 gennaio 2010, 15:52
Messaggi: 4696
Località: Mi
Se può essere in sintonia con il theared ..

Le copertine dei cataloghi Roco di un tempo

http://www.osterthun.com/5Katalog/Roco/1.%20Roco.htm

ciao
Silver


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: giovedì 22 luglio 2021, 22:05 
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Iscritto il: martedì 28 marzo 2006, 17:03
Messaggi: 32444
Località: Dove i treni sono a vapore e gli scambi a mano
crosshead ha scritto:
Le foto del calendario ufficiale 2021 delle Ferrovie dello Stato, che mese preferite?
La foto di Maggio surclassa di gran lunga le altre.


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