Forse solo i modellisti più stagionati ricordano la Bettiart, piccola azienda dedicata al materiale italiano, e la rivista Trenitalia, anch'essa rivolta ai modellisti italici.

Entrambi i brand, nel bene e nel male, hanno rappresentato una ventata di novità per tutti gli anni 70 e 80 del secolo scorso.

Ebbene dietro tutto questo, e molto altro, vi era Sergio (con pochissimi altri collaboratori).

Purtroppo Sergio è venuto a mancare qualche giorno fa.

Nonostante l'età avanzata (nacque nel 1937) è rimasto sempre attivo sul fronte modellistico fino agli ultimi giorni.

Ai primi di settembre, una stupida caduta e conseguente rottura del femore hanno imposto un'operazione e relativo periodo di riabilitazione, costringendolo ad una degenza, presso la sanità pubblica, dalle tragiche conseguenze.

Nell'ultimo anno ho avuto la fortuna di essergli spesso a fianco, in amicizia, per aiutarlo nella sistemazione del suo materiale ferroviario e nel disbrigo della quotidiana burocrazia. Durante queste attività mi raccontava del periodo "eroico" del modellismo in Italia e di tutte le peripezie per cercare di dare una "smossa" ad un mercato praticamente "bipolare" (Rivarossi vs Lima) e tendenzialmente statico (pochissime novità).

La sua genialità e i suoi ricordi sono stati per me un grande arricchimento dal punto di vista modellistico e soprattutto umano.

Vai Sergio, procedi spedito e sereno nel tuo viaggio verso un mondo dove non sarai più tediato dai malesseri della vecchiaia e dalle difficoltà terrene.

RIP

Ricordo le sue realizzazioni nei vari negozi romani.
Giorni in primis

Giovanni

Grazie per averci informati.
Esprimo le mie condoglianze per una persona che nel fermodellismo italiano ha dato molto.


Stefano Minghetti

Al di là dell'aspetto umano, una morte è sempre un'incalcolabile perdita, direi che della sua creatura Bettiart, non si possa dire tutto il bene possibile... a parte i progetti faraonici e chiaramente irrealizzabili, di quello che produsse è meglio mettere una pietra tombale di silenzio. Chi ha la mia età si ricorderà dei suoi modelli, modelli che, anche se solo in vetrina, letteralmente si sbriciolavano. Meccaniche che erano una bestemmia alla tecnologia con ingranaggi in resina, così come i telai. Per poi, quando andavi al negozio che te li aveva venduti, venivi a sapere che la ditta era chiusa, sparita... e non erano modelli con prezzi popolari.

Da te Cortez sempre una parola buona...riesci sempre ad andare off-topic: si parlava dell'uomo e non della ditta.

Almeno lui, all'epoca, ha rischiato in proprio per cercare di dare qualcosa di diverso al modellismo italiano (e non si è arricchito)...io non ho avuto questo fegato, e tu?

Se vuoi inveire sulla ditta fallo ...ma in un topic separato. Qui ti chiederei rispetto, se puoi.

Massimo rispetto per chi negli anni bui del fermodellismo con coraggio ci ha provato. Nel monopolio generale delle case fermodellistiche dell’epoca comunque fece sognare noi adolescenti, sia sulla rivista Ferrovie Italmodel, poi Treni & Plastici poi sulla sua rivista.
Comunque una lodevole iniziativa a prescindere dal risultato, una azione coraggiosa e di talento, tantissimi non avrebbero saputo fare altrimenti.
Sentite condoglianze alla famiglia ed a coloro che gli sono stati vicini.

Emilio

Mi spiace per Sergio Betti, un uomo che ebbe iniziativa e ingegno, ma che, purtroppo, non ebbe fortuna.
Sicuramente non lo aiutò la tecnologia della resina che sposò, in cui evidentemente credeva fermamente, ma che lo tradì.
Ciao, Sergio, ora nell' Aldilà potrai giocare coi trenini assieme a tutti gli altri appassionati che ci hanno lasciato prima di te.
Stefano.

Non vorrei creare polemica inutile su un aspetto luttuoso e infatti ho premesso che la morte è sempre, per amici o nemici, un'incalcolabile perdita. Ho solo sottolineato la tua frase che riguardava la sua produzione . L'entusiasmo dell'uomo poteva essere stato tanto, ma le capacità dell'azienda nel campo del modellismo erano nulle. Se poi dobbiamo sempre dire che uno è comunque bravo e capace, io non appartengo alla schiera degli allineati. Sicuramente l'uomo Betti aveva molte idee, ha fatto uscire molti modelli, che noi allora, affamati di italiano che non c'era, compravamo sempre e comunque, modelli che purtroppo si sono polverizzati negli anni a seguire e con loro anche i miei molti soldi per comprarli. Con questa spiegazione chiudo la polemica.

Ottimo, grazie. Permettimi di chiarire che non c'era polemica ... solo disappunto: come dissi le sue creazioni "nel bene e nel male" hanno smosso le acque in un'epoca in cui la tecnologia, in ambito semi-artigianale, permetteva poco.

Del resto Sergio ne era ben consapevole: i problemi iniziarono da una fornitura di resina non ben miscelata di fabbrica che evidenziò il problema solo molto dopo l'assemblaggio e la commercializzazione. I conseguenti contraccolpi commerciali portarono poi all'abbandono della tecnologia e infine alla chiusura delle attività.

Per la cronaca: in quel che rimane del magazzino ci sono ancora diverse casse di modelli del tutto integre, la sua privata collezione di modelli è sostanzialmente in ordine e sulla baya ogni tanto compaiono dei modelli superstiti. Questo a dimostrazione che il problema non era sistematico così come non lo era la tecnologia, oltre la bontà delle materie prime troppi fattori influivano sul risultato: temperatura, pressione barometrica, umidità ambiente ...

Condoglianze...vedevo spesso le pubblicità dei suoi modelli ma da giovane studente non potevo permettermeli , ma ho sognato molto come dice Emilio...

Ho avuto il piacera di conoscerlo personalmente:
persona squisita!
Spendo ben volentieri due righe circa la tanto discussa 'sbriciolatura' dei suoi
modelli, con una semplice domanda ...: ma vi ricordate a che livello erano le produzioni
artigiane e non, di quegli anni?
Condoglianze alla famiglia

Pur non avendolo conosciuto mi rattrista leggere certe notizie. Condoglianze alla famiglia.

Le mie condoglianze.
Che dire?
Io il Sig. Betti lo " conobbi" nel 2002 quando in un negozio trovai l'intera collezione delle sue riviste, prima quelle in piccolo formato e poi quelle più grandi...
Erano gli anni del grande fuoco sacro e le " divorai" pagina per pagina...
Generalmente belle foto... senza dimenticare i numerosi editoriali dove si cercava ( e ci si riusciva) a fare le tavole rotonde tra RR Lima e Bettiart per pianificare teoriche produzioni.
C'erano recensioni e pur essendo loro stessi produttori le lodi per prodotti concorrenti non mancavano, anzi.
Ho memoria poi delle pagine riservate alle quotazioni dei modelli.
Ecco...io l'ho conosciuto così il Sig.Betti.
E lo ringrazio perché mi ha dato cultura.
Buon viaggio.
Armando

Ps: ho una 633 prototipo ancora integra e con motore che gira...pur non marciando sui binari.

Buongiorno,

innanzitutto le mie condoglianze alla famiglia.
Io ricordo il Sig. Betti che ricevette un giovane modellista nella sua casa di Piazza Vittorio, e accomunati da un passato ed un presente in aeronautica, ci intrattenemmo a parlare non solo di treni.
E di modelli Betti ne ho avuti parecchi.
Ma evidentemente sono stato fortunato: solo un 840 si è semplicemente rotta a metà, oltretutto conservata in scatola, mentre gli altri due che ho tenuto, un E400 ed una Alb80, facendo tutti gli scongiuri del mondo, sono ancora belle belle in vetrina, e camminano pure!

RIP


Francesco

Ho conosciuto il Sig Betti nella sua casa di piazza Vittorio Emanuele a Roma in un edificio con portici ripreso anche in uno sceneggiato televisivo.
Se consideriamo i modelli prodotti con le tecnologie di allora i modelli della Bettiart nel mercato di quegli anni asfittico e dominato da Rivarossi e Lima,rappresentavano una piccola rivoluzione.
Ho avuto una e 400,una 840 che purtroppo si e' sbriciolata,una 873 ancora esistente ,ma spaccata sul muso,ho visto un arlecchino ed un atr 100in casa di amici
Perche' se esiste ancora materiale nuovo e integro gli eredi non lo mettono a disposizione dei modellisti,anziche'farlo invecchiare?