Cita:
i Peco non li ho presi perchè codice 75 e questi non mi davano la possibilità di far girare convogli datati 1995/96.
Con rotabili di solo 20 anni non dovrebbero esserci problemi. Ad ogni modo è vero il contrario! Pare un paradosso, ma i Peco 75 hanno un'altezza tra attacchi delle rotaie e superficie di rotolamento maggiore dei Roco 83, quindi sono in grado di tollerare il passaggio di ruote con bordini più alti! Purtroppo spesso si considera solo l'altezza della rotaia e non anche quella della riproduzione degli attacchi e la cosa trae in inganno!
Per quel che riguarda le intervie, c'è una regola precisa, non è che si fanno le cose a muzzo.
Leggendo dalla manualistica tecnica, e non basandomi su mie elucubrazioni, si può imparare che in piena linea la distanza tra le facce interne delle rotaie deve essere, secondo la norma e la sagoma limite FS, di 2120 mm, salvo maggiorazioni in caso di raggi di curvatura -al vero- inferiori a 250 m. Nelle stazioni, si deve prevedere che una persona possa passare tra due binari occupati da treni, quindi l'intervia è di 2500 mm.
Piena linea, interbinario: reale, 2120 +1435 =3555 mm, in 1:87, 40,86 mm
Stazione, interbinario: reale, 2500 +1435 =3935 mm, in 1:87, 45,22 mm.
Solo in caso di piena linea ad alta velocità (>180 km/h, dovrei leggere documenti moderni) l'interbinario si allarga, ma la cosa suppongo avvenga solo su Direttissima e linee AV.
Poi è meglio seguire le norme NEM, specie in curva, quindi si va sui 52 mm a salire (anche se in rettilineo mi pare sian consentiti 46 mm). Le stazioni poi in genere, specie quelle terminali, sono state progettate almeno 40 anni fa, quindi le regole erano quelle.
Per quel che riguarda i raccordi parabolici si legge testualmente che
Il passaggio da un tratto in rettifilo a un tratto in curva non può essere realizzato semplicemente inserendo la curva in modo tale che il tratto in rettifilo le risulti tangente. In queste condizioni, infatti, un veicolo che imbocchi la curva si troverebbe repentinamente soggetto, non appena raggiunto il punto di tangenza, all'intera forza centrifuga corrispondente al raggio di curvatura, così come abbandonando la curva, sarebbe soggetto all'immediato annullarsi della forza centrifuga. Tutto ciò darebbe luogo ad urti dannosi tanto ai veicoli quanto all'armamento e renderebbe praticamente insopportabili le condizioni di marcia. Il fenomeno sarebbe aggravato dal fatto che non si avrebbe modo di introdurre in modo graduale e logico la sopraelevazione. [...][Negli anni '70] la curva di raccordo planimetricamente risponde ad una parabola cubica
y=(x^3)/(6*L*R)
ove R è il raggio di curvatura ed L la proiezione della curva stessa sull'asse delle ascisse [...] [ed è] fissata in modo tale che la pendenza [del raccordo di sopraelevazione verticale dato dalla formula z=h*x/L ove h è la sopraelevazione] sia contenuta entro determinati limiti [dipendenti dalla velocità della linea e sono in un range da 2 a 1 mm/m all'aumentare della velocità. [...] Ad oggi la curva che si segue è quella clotoidale, ma per il resto cambia poco.
Il modellismo è la riproduzione della realtà, con i necessari compromessi, ovvio, ma non si può (se si vuole fare qualcosa di decente) derogare da certe regole.